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Svizzera, magnete per gli investitori


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Scelta da più di mille multinazionali estere come sede della propria attività, la Confederazione si riconferma una location strategica e altamente competitiva per qualunque opportunità di business o investimento. Lo sottolinea anche una recente ricerca pubblicata da Kpmg Svizzera.

Fonte: Ticino Management

Riconoscimenti, premi, ora anche gli esiti di una ricerca commissionata da Kpmg: sono molte le fonti che attestano gli invidiabili primati raggiunti dalla Svizzera in questi decenni e che cercano di mettere in luce le elevate probabilità di successo che può ottenere un investimento realizzato sul suolo svizzero. Investimento in senso lato: dall’operazione immobiliare alla delocalizzazione di unità produttive, all’insediamento di una nuova società al finanziamento di attività già esistenti in loco. In una congiuntura economica nella quale la dinamicità competitiva ha toccato picchi elevatissimi, poche altre decisioni presentano così tante criticità come quella di scegliere dove posizionare la propria sede di business. La collocazione in Svizzera è strategicamente perfetta, sia per il quartier generale della grande multinazionale, sia per la piccola agenzia di servizi e consulenza, e altrettanto adatta per un centro di ricerca e sviluppo, quanto per unità produttive e manifatturiere ad alto valore aggiunto.

La società di consulenza Kpmg ha di recente effettuato uno studio proprio a proposito dei vantaggi e delle opportunità rappresentate da questa scelta strategica. E come dichiara in apertura Peter Uebelhart, Managing Partner Tax della divisione elvetica di Kpmg: «La Svizzera è un posto ideale, presenta le condizioni più vantaggiose al mondo per realizzare un investimento, ed è una location attrattiva per tutti i tipi di investitori e di aziende».

Quali elementi rendono la Svizzera così magnetica agli occhi degli investitori esteri? Pensare solo alla ridotta pressione fiscale è oltremodo riduttivo: per le aziende la tassazione si mantiene bassa rispetto ad altri Stati e oscilla, a seconda del Cantone, tra il 12 e il 24%; bassa anche l’Iva (com’è noto intorno all’8%). Ma non è solo tutto questo.

Innovazione e incentivazione del talento. La Svizzera si è confermata per il quarto anno consecutivo come lo Stato più innovativo del mondo. Il riconoscimento è giunto

dal Global Innovation Index, uno studio annuale che decreta la capacità innovativa di un paese. L’innovazione è nel Dna di questo paese: non sorprende, quindi, che la Confederazione sia tra i primi sei paesi che spendono di più (sul Pil totale) in ricerca e sviluppo.

La Svizzera, e in modo particolare il Canton Ticino, ha cercato di promuovere con tutti i mezzi la formazione – teorica e pratica – dei suoi ragazzi. Più del 15% del Pil è investito nella scuola e nell’istruzione, a sottolineare quanto lo Stato sia ben determinato nel coltivare talenti e nuove professionalità, privilegiando da un lato la formazione professionale e dall’altro lavorando per valorizzare le già eccellenti università del territorio: 4 atenei tra i primi 100 al mondo, stando alle graduatorie di quest’anno del World University Rankings. Realtà accademiche che rendono fertile il terreno all’innovazione, alla ricerca, alla nascita di nuove attività e che spiegano in parte due sorprendenti record: la Svizzera è in testa, in rapporto al numero di abitanti, sia nella classifica dei premi Nobel vinti, sia in quella dei brevetti registrati

La Confederazione e i singoli Cantoni sostengono e promuovono l’integrazione all’interno della società attraverso misure e programmi specifici – come il Programma cantonale d’integrazione (Pic) – che coinvolgono diversi settori di pubblica utilità. Per il loro finanziamento, nel triennio 2014-2017 lo Stato elvetico ha deciso di stanziare 115 milioni di franchi, ossia circa due terzi dei costi complessivi dei programmi. La Confederazione è in prima linea nella promozione e nello sviluppo di un’integrazione concreta all’interno del territorio, confermandosi ancora una volta un ‘faro’ della democrazia partecipata

Tradizione liberale e libertà imprenditoriale. L’esito negativo degli ultimi referendum sui tetti massimi alle retribuzioni dei top manager dello scorso novembre e quello sui salari minimi a 3mila franchi, conferma che la popolazione svizzera non gradisce l’intromissione dello Stato nell’economia e nelle dinamiche produttive. A differenza di altre nazioni, come la vicina Francia (dove spesso alla politica è delegato il compito di stabilire su quale settore caratteristico indirizzare l’attenzione e gli investimenti), il coinvolgimento del pubblico nelle decisioni inerenti l’imprenditoria e le strategie di mercato dei privati è minimo, se non pressoché nullo. Un atteggiamento chiaro da parte delle istituzioni, che si riflette nella percezione che i cittadini hanno di queste ultime e che trae origine dalla lunga tradizione liberale e dai valori di cui la storia elvetica è permeata.

Una tradizione ancora molto sentita, che si traduce in un’economia nella quale è unicamente il libero mercato a stabilire le regole del gioco, in un mercato del lavoro flessibile e dall’elevata mobilità, in una burocrazia precisa, snella e al contempo efficiente e in grado di semplificare i processi aziendali. Questa mentalità aperta e liberale ha attratto, anno dopo anno, grosse multinazionali che qui hanno deciso di insediare il proprio quartier generale: Tetra Pak, Philip Morris, Dow Chemical, Google,

solo per citarne alcune.

Una presenza considerevole (quasi un migliaio le società estere con sede sul territorio) che contribuisce quasi al 10% del Pil nazionale; se vi aggiungiamo i grandi gruppi indigeni come Nestlé, Abb o Novartis si sfiora persino il 25%.

R. James Breiding, fondatore di Naissance Capital, una società di investimenti con sede a Zurigo nonché autore del libro Swiss made – The untold story behind Switzerland’s success, è stato intervistato, nell’ambito dello studio di Kpmg, proprio a proposito della formula segreta dietro la storia di successo e di eccellenza Svizzera: «Le multinazionali gestiscono le persone, il capitale e le tecnologie quasi come se stessero affrontando una partita di scacchi», osserva Breiding, «disponendo gli asset laddove vi sia la sensazione di ottenere ritorni ottimali sull’investimento. Ogni società effettua un mix di differenti considerazioni: la bassa regolamentazione, l’infrastruttura ben funzionante, la vicinanza, la tassazione ridotta e l’alta qualità di vita, rimangono in ogni caso fattori determinanti per la scelta di questa location».

Secondo l’autore, il primato toccato dalla Confederazione su scala internazionale, non potendo contare su rendite di posizione, dimensioni elevate, materie prime o vantaggi di altro tipo, è stato ottenuto soprattutto grazie a uno spirito pionieristico e alla ricerca continua di alta qualità e performance.

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